Domenica 02 aprile 2023 - Domenica delle Palme (A)

Omelie festive

Giovanni 11,55-12,11


In questa domenica, che ci introduce nella Settimana Santa, incontriamo Gesù nella casa dei suoi amici
mentre è a cena: è la situazione, che stiamo vivendo anche noi.... 
Questo brano ci dice come affrontare la Settimana Santa noi, che adesso siamo a cena con Gesù.
Si danno tante presenze nel racconto: i molti pellegrini venuti a Gerusalemme per la festa della Pasqua,
i capi dei sacerdoti e i farisei, gli amici di Gesù, Marta, Lazzaro e Maria, Giuda Iscariota.
E noi dobbiamo confrontarci con gli amici di Gesù e con quel discepolo, che sono a tavola con lui.

1. La lezione del servizio

C’è in noi qualcosa, che ci lega a Marta: il servizio. In questa Settimana faremo il servizio 
per eccellenza: la liturgia solenne dei riti pasquali. La tradizione monastica benedettina assegna
a questo impegno liturgico la qualifica di opus Dei: lavoro, occupazione a servizio di Dio.
Dovremo far sì che tra le varie occupazioni della nostra vita ordinaria trovi spazio questo servizio
di Dio: uno spazio privilegiato, non marginale, non solo in senso quantitativo (più tempo),
ma prima di tutto e soprattutto in senso qualitativo! 

2. Le esigenze della carità

C’è in noi qualcosa che ci lega anche a Giuda: il riferimento ai poveri. Anche in questa domenica
siamo invitati a preoccuparci delle gravissime emergenze umanitarie, che non finiscono mai...
Certo, ci è richiesta una generosità materiale, ma dobbiamo preoccuparci pure
di mettere in campo anche e prima di tutto la qualità della nostra generosità.

3. La bellezza del profumo

Per esprimere la qualità del servizio delle celebrazioni liturgiche e della nostra generosità caritativa,
dobbiamo fare in modo che questi gesti siano pervasi dal profumo, causato dal gesto di Maria.
Profumo significativo per la sua quantità enorme: trecento grammi: e fu usato per i piedi soltanto:
per la sua qualità: profumo di nardo, assai prezioso; per il suo valore economico: trecento denari;
ma soprattutto per la motivazione, che spinse Maria a farne uso: ella aveva due consapevolezze.
Prima di tutto fu spinta dalla consapevolezza dell’enormità dell’amore, che Gesù aveva manifestato
venendo, a rischio della sua stessa vita, a richiamare Lazzaro a vivere di nuovo.
E poi una consapevolezza, quasi profetica, che le viene riconosciuta da Gesù: 
“Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. In Maria quindi agisce
un intuito quasi inconscio dell’amore indicibile, che Gesù manifesterà nel suo morire per noi.
Consapevole di questo amore inimmaginabile, smisurato, Maria avverte che non è in grado 
di  contraccambiare: e come potrebbe? è un amore che supera ciò che è umanamente possibile.
Nei confronti di Gesù non ci sono misure che tengano, non si possono fare calcoli: 
non tiene neppure la misura del meglio possibile: 
va usata sempre e solo la misura del tutto per Lui: 
il poco o tanto, che si ha e si può fare, devono portare il marchio del 'per Lui'.
Profumare di questo profumo il nostro servizio liturgico vuol dire 
non limitarci alla prestazione dovuta per la particolare importanza di queste feste; 
ma far nascere il nostro sevizio liturgico da un cuore
totalmente estasiato dall’amore sorprendente del Signore.
Profumare di questo profumo la nostra generosità caritativa vuol dire saper andare oltre
tutte le nostre considerazioni strategiche, economiche, come le nostre considerazioni 
di merito o di demerito, addirittura saper andare oltre anche tutti i nostri calcoli egoistici 
più o meno meschini, per dare il peso primario e decisivo all’amore, con cui il Signore ci ha amati.

 

Esci Home